Come molti di voi ormai sanno, ho particolarmente a cuore il settore delle cure non convenzionali.
E tra queste cure, una delle più conosciute e discusse, per quanto riguarda il mondo dei tumori, è il metodo Di Bella.
Nel tempo ho fatto diverse interviste a persone che hanno sperimentato la terapia Di Bella.
Oggi pubblico l’intervista che ho fatto ad Antonietta Salvemini, una donna pugliese.
Credo che tutta l’intervista meriti di essere letta; non solo per i profili più specificamente “curativi, ma anche per quelli più direttamente “umani”.
Voglio però citare due passaggi.
Premessa: Antonietta oltre a fare il metodo Di Bella per un mese (luglio 2012), si sottopose anche un particolare tipo di radioterapia mirata che si fa a Milano.
Quello che è interessante è come il supporto del metodo Di Bella fece sì che su Antonietta non si presentassero quegli effetti collaterali che sempre la radioterapia (anche quando molto mirata) lascia sul paziente.
Alla mia domanda sugli effetti collaterali di quei cicli di radio, Antonietta rispose:
«Nessuno. Quando sono andata a Milano Rosaria mi disse che, in vista della radioterapia, avrei dovuto rinforzare i muscoli. Quindi io prendevo 3 volte al giorno lo sciroppo di retinoidi. Dopo le prime 2 settimane di radioterapia, non avevo i segni che normalmente le persone che la fanno hanno. A Milano erano stupiti e mi chiesero come mai non avevo questi segni, cosa usavo, dato che a loro non era mai capitata una cosa del genere. Loro rimasero stupiti. Erano sbalorditi per il fatto che io non avevo nessun tipo di problema sulla pelle. La stessa cosa mi è successa a Bari.
(…)
Quando mi hanno tolto il tumore, mi hanno messo un espansore, praticamente un palloncino che viene di volta in volta riempito di acqua fisiologica, in modo da preparare quella parte alla ricostruzione. Adesso non ho il seno completamente piatto, ce l’ho un po’ gonfio per la presenza di questo espansore. Sono dovuta andare all’ospedale 4 o 5 volte per riempire, l’ultima volta che ci sono andata è stato ad agosto 2012, quando già avevo finito la radioterapia. Quella volta l’espansore non me lo riempì il solito medico, ma un altro. Mentre quello che me l’aveva fatto le volte precedenti sapeva che io stavo facendo la terapia Di Bella, perché conosceva Rosaria, questo medico non lo sapeva e quando seppe che ero stata a Milano a fare la radioterapia rimase sbalordito, disse di non aver mai visto una cosa del genere, che la mia pelle era rosea e che stavo benissimo».
Ciò che dovrebbe fare riflettere è lo stupore dei medici. Anche non considerando adesso la malafede, i medici che non conoscono certi percorsi … neanche sanno che certe cose non sono inevitabili. E si stupiscono quando, in un caso come questo, una persona non ha avuto gli stessi effetti collaterali che ha chiunque fa radio.
A prescindere, va tenuto presente che Antonietta non ha più alcun problema al senso, e non ha fatto neanche un ciclo di chemio.
Vi lascio all’intervista:
Antonietta dove sei nata e dove vivi?
Sono nata a Bisceglie e vivo a Molfetta.
Quanti anni hai?
47
Tu sei in cura col metodo Di Bella, vero?
Sì, sono in cura col metodo Di Bella fin dall’inizio. Non ho fatto altri tipi di terapia, solo la radioterapia e la terapia Di Bella. L’ho iniziata nel maggio del 2012.
Qual è stato il problema che hai avuto?
Carcinoma duttale infiltrante G2 al seno destro.
Prima avevi avuto altri problemi?
No, non ho mai avuto problemi. Fino a quel momento avevo avuto solo l’influenza e neanche con febbri molto alte, sono stata sempre bene. Le mie amiche mi prendevano in giro, mi dicevano che ero di ferro perché non mi ammalavo mai.
C’era stato un qualche evento che aveva particolarmente inciso su di te a livello interiore?
In vita mia non credo di avere ricevuto grossi colpi emotivi. Ho condotto una esistenza abbastanza tranquilla e regolare. Credo che forse ho ricevuto un trauma da come si concluse la vicenda sentimentale con la persona con cui avevo una relazione prima di mio marito. Dopo 10 anni di fidanzamento con il mio ex ci siamo lasciati e per tanto tempo sono rimasta sola.
Comunque, dopo un po’ incontrai quello che è il mio attuale marito. Nel giro di poco tempo abbiamo deciso di sposarci e, dopo 4 mesi di matrimonio, è nato il bambino ed io non me l’aspettavo, perché avevo già 42 anni. Grossi traumi non ne ho avuti. Ho condotto una vita abbastanza tranquilla e regolare. Mi divertivo, andavo a ballare anche se avevo già più di 30 anni.
Mi hai detto che insegni.
Sì, in una scuola professionale, quindi una scuola superiore. Insegnante di sostegno. Avevo avuto l’opportunità di insegnare la mia materia, disegno, ma il mondo dell’handicap mi piace moltissimo, nonostante sia duro. Lavorare con un ragazzo che ha problemi non è semplice, entrano in gioco tante problematiche, anche familiari, però per me è bellissimo, io amo moltissimo il mio lavoro.
Quello che fai è molto importante. Mettere nelle condizioni di andare avanti qualcuno che ha degli ostacoli è complicato.
Dall’esterno spesso mi viene detto: “Ma chi te lo fa fare? Tanto impegno per raggiungere l’obbiettivo di scrivere una frase completa”. Ma per me quella frase è una cosa eccezionale.
Io penso che chi ti dice che non vale la pena fare tanto lavoro per una frase, magari non sa che per te una frase vale più di 200 pagine scritte da qualcun altro.
Sono traguardi molto importanti che costano molta fatica da parte mia, ma soprattutto da parte del ragazzo. Con il tempo ho avuto le mie gratificazione, perché i miei ex alunni, nonostante non li vedessi da molti anni, quando hanno saputo che non stavo bene, mi hanno chiamata, sono venuti a trovarmi a casa con i genitori, mi contattano su Facebook. Insomma si tratta di rapporti che non sono mai finiti, sono iniziati con la scuola e continuano ancora oggi.
Ottimo. Tra l’altro chi fa il sostegno deve in qualche modo padroneggiare tutte le materie e non è facile.
Sì, assolutamente non è facile. Ci sono stati casi in cui ho dovuto approfondire materie per me sconosciute, come per esempio economia aziendale, che non avevo mai fatto prima, oppure francese o anche matematica. Io ho studiato in un liceo scientifico, ma, ovviamente, se la matematica non la si studia di continuo, la si dimentica; quindi ho dovuto rimettermi a studiare sistemi, limiti, parabole … una sfida continua. Ci sono anche dei colleghi molto bravi, ai quali si chiede aiuto. Una materia come economia aziendale per me era sconosciuta, non sapevo da dove iniziare e grazie all’aiuto dei colleghi poi sono riuscita ad entrare nella materia e a portarla al ragazzo, che si è diplomato con mia grande soddisfazione.
Queste cose mi colpiscono sempre positivamente, perché mi ricordano quanto è ampio il nostro potenziale. La gente non lo saprà mai, perché non avendo la necessità di andare a ristudiare per esempio la matematica, l’educazione artistica … pensa sono cose che non potrebbe mai capire e studiare, ma se si sforzasse davvero, questo potrebbe espandere tantissimo la mente. E serve anche tanta volontà, tanta perseveranza.
Sì. La mente è come un muscolo, bisogna allenarla. Piano piano si riesce, non c’è niente di impossibile. Io per i ragazzi preparo tante cose a casa.
Ritorniamo alla tua storia: nel 2012 ti riscontrano questo carcinoma al seno sinistro…
Stavo seguendo una dieta che mi aveva fatto perdere otto chili; alla fine della dieta pesavo 60 chili. Comunque, mentre facevo questa dieta, a un certo punto notai che il capezzolo rientrava un poco. Poi avrei saputo che era il carcinoma che mi stava facendo rientrare il capezzolo. Questo successe nel periodo di Pasqua, e feci vedere questa rientranza, a mia cugina, la dottoressa Rosaria Bandini, proprio nel giorno di Pasqua. Lei mi portò in ospedale il martedì immediatamente successivo. Andammo al reparto di senologia, e mi fece subito fare l’ecografia e la mammografia. La dottoressa con cui venni lasciata, esaminando gli esiti degli esami mi disse che c’era da fare un’operazione, che doveva farmi subito un ago aspirato, ma che la situazione la vedeva già molto chiara, cioè dovevano subito togliermi il seno. Io presi tutte le carte ed andai da Rosaria.
Tu, naturalmente, in quel momento eri un po’ scombussolata.
Mi sentivo la testa come in un pallone, non riuscivo neanche a piangere. Portai tutto da Rosaria e lì mi accorsi che la cosa era abbastanza seria, perché lei era in un’altra stanza con una collega, ma la porta era semichiusa, cosicché io riuscivo a vederla e quando arrivò questa collega che aveva già controllato gli esami, e le parlò, lei iniziò a piangere. Lei non si accorse che io la vedevo, fu un suo sfogo. Già il giorno successivo mi portò nel reparto dove mi avrebbero operata e dopo un’altra settimana sono stata operata
Fin dall’inizio, comunque, non ebbi alcun dubbio nel rivolgermi a mia cugina, con la quale siamo sempre state come sorelle. Quando è venuta fuori la mia diagnosi, io ho chiesto a lei cosa avrebbe fatto al posto mio. Non avevo nessuna remora nell’affidarmi a lei. Lei mi ha presa per mano e mi ha fatto iniziare la terapia.
Quale è stato il giorno dell’operazione?
Il 17 aprile 2012. Ho scoperto tutto il 10 aprile ed l 17 aprile sono stata operata. L’operazione è stata fatta intramoenia, perché altrimenti avrei dovuto aspettare circa un paio di mesi. Mia cugina mi disse che era necessario intervenire immediatamente e così è stato, senza avere neanche il tempo di realizzare cosa stava accadendo.
Asportazione totale?
Sì. Il chirurgo mi diede due possibilità, fare una quadrantectomia, oppure un’asportazione totale, dicendomi che potevo pensarci per una settimana, ma io, invece, dissi subito che volevo toglierlo tutto. Mi chiese ancora se ero sicura della mia scelta ed io ribadii che volevo toglierlo tutto.
È una cosa insolita, in genere avviene il contrario. In genere il medico vuole tagliare l’impossibile e le persone cercano di resistere, muovono dei dubbi. Tu perché hai voluto togliere l’intero seno invece di fare la quadrantectomia?
Non lo so. Con la quadrantectomia mi avrebbero tolto la parte centrale e non aveva senso farlo. Io, ormai, vedevo il mio seno come qualcosa che mi poteva portare alla morte, quindi volevo toglierlo, non volevo neanche vederlo e ancora oggi è così. Adesso mi sono un po’ abituata, ma all’inizio per quella parte avevo una specie di repulsione.
Repulsione verso quel punto del corpo dove è stato tolto il seno?
Sì. Insomma verso quella parte dove sapevo che c’era il cancro.
E questa repulsione l’hai avuta anche dopo l’operazione?
Sì, per un certo periodo sì. Poi piano, piano mi son abituata anche a vedere la ferita che non è una cosa piacevole, ma all’inizio avevo proprio paura anche a toccarla, a lavarmi.
Non hai fatto la ricostruzione?
No, non l’ho ancora fatta.
Vuoi farla?
Sì. Avrei dovuto farla a settembre, poi ci sono stati una serie di problemi a livello di graduatorie e quindi la farò successivamente.
Dopo l’operazione hai subito iniziato la cura?
Sì, subito. Sono stata operata il 17 aprile ed ho iniziato la cura intorno al 20 maggio.
A livello psicologico come ti sentivi?
Io non ho mai accusato il colpo in maniera decisa, nel senso che l’ho presa abbastanza bene, non ho mai pensato “Ma perché proprio a me … non me lo meritavo …”. Confrontandomi con persone che hanno vissuto la mia stessa esperienza, ho sentito molto spesso dire queste cose, a me invece non è successo di fare questo tipo di pensieri. Penso di aver reagito abbastanza bene e questo me l’hanno detto anche altre persone. Se ho pensato alla morte, l’ho fatto in maniera molto tranquilla. Pensavo che stavo facendo il mio percorso, che stavo facendo del mio meglio per combattere questa cosa e non mi sono mai sentita vinta, mai, neanche un giorno.
Hai avuto una grande solidità interiore.
Sì. Forse anche grazie al bambino, perché era ancora molto piccolo ed aveva bisogno di me. Io assolutamente non ho mai pensato che potevo lasciarlo. Mio marito, che è una persona davvero speciale, mi ha sostenuta e curata come si fa con una bambina, mi ha dedicato attenzioni e cure particolari.
Quello che dicevi è molto bello, nel senso che teoricamente sarebbe una cosa che dovrebbe avvenire sempre, ma invece quando qualcuno sta male a livello materiale la famiglia gli è sempre vicino, però ci sono casi in cui da parte di marito, moglie o parenti, la persona non avverte a livello profondo una vera dedizione, magari questo avviene per stanchezza, per disillusione. Quando invece si sente forte la vicinanza umana, diventa un sentire molto importante che aiuta a guarire.
Non l’ho mai visto abbattuto, almeno con me. Probabilmente fuori si sarà fatto i suoi pianti, ma con me ha sempre dimostrato forza e soprattutto dolcezza. Questa è una cosa che mi ha sciolto il cuore, quindi io non ho potuto mai avere atteggiamenti di rabbia verso la vita, verso il Signore per quello che mi era capitato. È stata dura quando sono andata a Milano, dove ho dovuto fare la radioterapia …
Comunque tu inizi subito la cura. Era quella completa, te la ricordi?
Sì. Io prendo la mattina lo sciroppo, i retinoidi con le gocce di vitamina A. Adesso lo sto prendendo solo la mattina, ma all’inizio lo prendevo due volte al giorno. Dopo pranzo prendevo la mezza compressa del Parlodel e 5 compresse di Melatonina; la stessa cosa facevo la sera e poi facevo l’iniezione prima di andare a letto.
L’iniezione di somatostatina?
Io faccio l’ocrteotide, invece della somatostatina. È un sostitutivo della somatostatina. Siccome l’octreotide è in siringhe già predisposte, facendo questa non ho bisogno di fare la temporizzata. Mia cugina mi fece provare prima l’ocreotide per vedere come reagiva il corpo, e se non ce l’avesse fatta a sopportarla saremmo passati alla temporizzata, invece io dall’inizio non ho mai avuto problemi
A differenza della temporizzata cosa cambia sostanzialmente nella procedura?
La temporizzata si mette in una scatoletta che si deve attaccare alla pancia e durante la notte distribuisce il farmaco poco per volta, l’infusione dura 10 ore. Con queste siringhe di octreotide si inietta il farmaco tutto in una volta ed il rilascio avviene durante la notte nel corpo.
Quindi inizi la cura. C’è qualche evento particolare che ricordi di quel periodo?
Ricordo che ero molto spaventata perché non sapevo niente di questa cura. Conoscevo sicuramente la storia di Di Bella, però non sapevo che tipo di reazione avrebbe avuto il mio corpo. Una cosa che mi è rimasta impressa è stata la prima volta che mia cugina Rosaria mi ha fatto l’iniezione nella pancia. Fino a quel momento, in vita mia, non avevo mai avuto bisogno di farmaci particolari. Le uniche iniezioni che avevo fatto fino a quel momento erano quelle delle vaccinazioni. Quindi per me vedere l’ago era veramente un problema, nel senso che se dovevo fare una puntura per me era una tragedia Poi quando seppi che quell’iniezione avrei dovuto farla tutte le sere, non sapevo come avrei fatto, dato che non sopportavo la vista dell’ago che entra nella carne. Mia cugina quella volta mi disse delle parole che poi io mi ripetei tutte le volte che facevo l’iniezione nei primi tempi. “Ricordati che con questa siringa tu vedrai crescere tuo figlio”. Quelle parole furono molto importanti per me, in quei giorni. Me le ripetevo tutte le sere quando andavo a fare l’iniezione. La prima settimana è stata davvero faticosa. Non era un problema legato ai sintomi della puntura, ma proprio al fatto che dovevo farla da sola e nella pancia, e quindi mi ripetevo sempre quella frase. Posso dire che mia cugina è riuscita a trovare le parole giuste, perché quelle parole mi hanno dato la forza di superare l’ostacolo e adesso per me è diventata una cosa normale, come prendere uno sciroppo, una pillola.
Non so cosa farei per lei, cosa le darei. Per me lei era già una sorella, però adesso è diventata… potrei dire la mia salvatrice. Ma il termine non rende fino in fondo. Perché ciò che sento è un qualcosa che va aldilà del fatto che io sto bene grazie alle sue cure, è qualcosa che ti entra dentro.
Tu hai detto che, oltre alla cura Di Bella, hai fatto dei cicli di radioterapia.
La radioterapia l’ho fatta per i linfonodi, che potevano generare altri tumori, infatti la radioterapia l’ho fatta sulla clavicola e sullo sterno. C’erano dei linfonodi che erano puliti, ma che col tempo avrebbero potuto dare dei problemi, così con la radioterapia abbiamo eliminato questo problema. Ma si tratta di una particolare radioterapia che fanno solo a Milano e che colpisce solo il punto interessato.
Quando hai iniziato la radioterapia?
L’ho iniziata l’8 luglio del 2012.
Per quanto tempo l’hai fatta?
L’8 luglio ho fatto la prima seduta e l’ultima l’ho fatta il 31.
Quante ne hai fatte?
Ne ho fatte 15. Una ogni giorno, tranne il sabato e la domenica
Effetti collaterali ce ne furono?
Nessuno. Quando sono andata a Milano Rosaria mi disse che, in vista della radioterapia, avrei dovuto rinforzare i muscoli. Quindi io prendevo 3 volte al giorno lo sciroppo di retinoidi. Dopo le prime 2 settimane di radioterapia, non avevo i segni che normalmente le persone che la fanno hanno. A Milano erano stupiti e mi chiesero come mai non avevo questi segni, cosa usavo, dato che a loro non era mai capitata una cosa del genere. Loro rimasero stupiti. Erano sbalorditi per il fatto che io non avevo nessun tipo di problema sulla pelle. La stessa cosa mi è successa a Bari.
Racconta …
Quando mi hanno tolto il tumore, mi hanno messo un espansore, praticamente un palloncino che viene di volta in volta riempito di acqua fisiologica, in modo da preparare quella parte alla ricostruzione. Adesso non ho il seno completamente piatto, ce l’ho un po’ gonfio per la presenza di questo espansore. Sono dovuta andare all’ospedale 4 o 5 volte per riempire, l’ultima volta che ci sono andata è stato ad agosto 2012, quando già avevo finito la radioterapia. Quella volta l’espansore non me lo riempì il solito medico, ma un altro. Mentre quello che me l’aveva fatto le volte precedenti sapeva che io stavo facendo la terapia Di Bella, perché conosceva Rosaria, questo medico non lo sapeva e quando seppe che ero stata a Milano a fare la radioterapia rimase sbalordito, disse di non aver mai visto una cosa del genere, che la mia pelle era rosea e che stavo benissimo. Mi stupì che neanche mi chiese il perché di quanto aveva visto. Io, a differenza di quanto feci a Milano, a lui non dissi nulla.
Quindi fino a fine luglio fai la radioterapia, poi ritorni a Bari e cosa accade?
Ritorno a Bari e pieno piano mi riprendo, perché stare lì un mese da sola per me è stato bruttissimo, non per la radioterapia in sé, ma proprio per il fatto di stare da sola in quella stanza d’albergo ad aspettare che arrivassero le 17:30, che era l’ora in cui dovevo andare a fare la radioterapia. Insomma, mi sono ripresa e me ne sono andata in campagna, sempre da mia cugina Rosaria, dove sono rimasta per un paio di settimane. Lì Rosaria, come una mamma, si è presa cura di me. Poi a settembre 2012 ho ricominciato ad andare a scuola, è ricominciata la mia vita normale.
Come è stato il ritorno, ti sentivi diversa?
Mi sentivo diversa, mi sentivo più forte, mi sentivo più felice, molto più felice, più serena. Io da quando mi è successa questa cosa sono diventata più solare, più allegra. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, io sono diventata più felice della vita e delle cose che la vita mi da.
In genere si dice che quando si ha un problema così forte o si peggiora, incarognendosi, avvilendosi, oppure si evolve, si accresce, si espande la propria anima. Nel tuo caso è successo proprio questo, credo che in un certo senso sia accresciuta l’emotività, la sensibilità.
Sì, molto. Sono diventati secondari tanti discorsi. Quando succede qualsiasi cosa io penso sempre che sono vita e questa è la cosa più importante, il resto non mi interessa. Se c’è l’infiltrazione al tetto e bisogna pagare un botto di soldi, non mi preoccupo, penso invece che si troverà il modo per risolvere tutto. Non penso più che sia importante, per esempio, comprare un certo tipo di giacca, anche se già prima non ero molto legata a queste cose, ma adesso quando le vedo fare ad altri, mi viene da ridere.
Sei andata veramente oltre. È accaduto altro nel corso del tempo, da settembre 2012 ad oggi?
Niente. Ogni 2 mesi faccio i marker tumorali, a luglio scorso sono andata di nuovo a Milano per fare una mammografia di controllo e lì mi hanno detto che tutto è pulito, non c’è nulla e che posso star tranquilla. Conduco una vita tranquilla e serena, nel senso che, nonostante io faccia ancora l’iniezione tutte le sere, la considero parte della mia vita e sto bene. Sono anche ringiovanita, ho notato dei miglioramenti sulla pelle del viso, me lo dicono anche colleghe ed amiche, prima avevo qualche ruga ed adesso non ce l’ho più.
Addirittura quest’anno non ho avuto la faringite, cosa che avevo tutti gli anni; io non ho più un raffreddore serio. Da quando faccio la cura Di Bella io non ho più un raffreddore di quelli che ti costringono a stare a casa per curarti, posso avere giusto qualche starnuto ed il naso un po’ chiuso, ma non ho più avuto febbre per un raffreddore.
Antonietta, ti ringrazio molto per la tua disponibilità. Devo dirti che intervistando persone come te mi sento anche io emozionato e arricchito.
Figurati. Io ringrazio te per avermi fatto rivivere questa storia, mi hai procurato delle belle emozioni.