Scrissi queste riflessioni all’indomani del voltafaccia di Tsipras.
Le condivido con voi perché penso che il loro senso sia ancora attuale.
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Queste furono alcune delle parole pronunciate dal capo del governo greco, Tsipras, nella notte tra il 26 e il 27 giugno:
“”Poco fa ho riunito il Consiglio dei Ministri e ho proposto un referendum per far decidere al popolo greco in modo sovrano. La mia proposta è stata accettata all’unanimità. Domani si riunirà eccezionalmente l’Assemblea del Parlamento per confermare la decisione del referendum da svolgere la domenica 5 luglio con il quesito sul se accettare o rigettare della proposta delle istituzioni (NdT: Troika). Sono già stati informati il Presidente della Repubblica ma anche la […] Merkel, Holland e Draghi. […] Sull’ultimatum minatorio di accettazione da parte nostra di una austerità severa e umiliante, senza fine e senza prospettiva di uscirne fuori, vi invito a decidere con sovranità e con orgoglio, esattamente come comanda la nostra Storia. All’autoritarismo e alla dura austerità dovremo rispondere con democrazia, con compostezza e con decisione. La Grecia, il luogo che ha dato nascita alla democrazia, dovrà inviare una risposta sonora di democrazia alla comunità europea e a quella internazionale che ci osservano con attenzione. Mi prendo l’impegno di rispettare il risultato della vostra scelta democratica qualsiasi esso sarà. E sono assolutamente certo che la vostra scelta onorerà la Storia del nostro paese e che darà un messaggio di dignità a tutto il mondo. In questi momenti cruciali dobbiamo tutti tenere bene in mente che l’Europa è la casa comune dei nostri popoli e che in Europa non esistono proprietari e ospiti. La Grecia è e rimarrà un pezzo instaccabile dell’Europa e vice-versa. Però un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza bussola. Vi invito tutti e tutte a prendere le decisioni che ci meritiamo: per noi, per le generazioni future, per la Storia del nostro paese, per la sovranità e la dignità del nostro popolo.”
“Ecco un uomo”… pensai.. “Ecco l’uomo”..
Ecco un uomo … nel senso di…Finalmente qualcuno che si risveglia da un letargo, e lancia una sfida di riscatto per il suo popolo, riscattando anche il proprio ruolo di capo del governo che, in Europa, è ormai sostanzialmente ridotto a quello di una comparsa ubbidiente.
Ecco l’uomo …invece intendeva… “Ecco che Tsipras rivela l’uomo che è in sè.. dopo mesi nei quali anche lui si è perso in astrazioni retoriche ed illusioni di trattativa.”
Fin dalla campagna elettorale greca, che nel portò alla vittoria di Syriza e di Tsipras, fu chiaro anche a me come la posizione incarnata da Tsipras fosse contraddittoria. Da una parte esprimeva totale opposizione alle politiche di austerity e al dominio delle banche. Dall’altra però difendeva l’euro, i patti di stabilità e, in sostanza, il sitema dell’eurozona. Questa posizione esprimeva una contraddizione fondamentale. L’intero sistema europeo, compresa quell’arma di distruzione di massa chiamata euro, è intrinsecamente portatore di austerity, perdità di sovranità e di democrazia da parte degli stati, annichilimento di ogni possibilità di cambiamento.
Tsipras vinse e intraprese subito un percorso di “trattativa in sede Europea” al fine di ridurre il peso del debito greco e strappare una serie di altre “concessioni” che riducessero la condizione di strangolamento in cui si trovava (e si trova) il suo paese. In prospettiva, anche per raggiungere il fine precedentemente detto, sembrò tentare di promuovere una sorta di coalizione (o intesa) dei Paesi meridionali per imprimere un altro verso al percorso dell’Europa.
Fin dall’inizio tutto il suo spendersi nel dialogare con i capi di governo dell’eurozona, con il presidente dell BCE Draghi, con il capo della Commissione Europea Junker e gli altri tecnocrati, oltre che con la sanguinaria Lagarte, presidente del Fondo Monetario Internazionale, mi sembrava sostanzialmente inutile. Al massimo gli avrebbero concesso qualche briciola. Ma anche se gli avessero concesso di più, trattare con questi poteri era già una sconfitta.
Comunque sia, a un certo punto sia Tsipras che il ministro delle finanze Varoufakis si accorsero, finalmente, che chi comanda in Europa non gli avrebbe concesso neanche le briciole. Non ci sarebbe stato alcun avvicinamento alle posizioni del governo greco. La Troka (FMI, Commissione Euopea, Banca Centrale Europea) escluse ogni ipotesi di riduzione del debito, e ogni possibile agevolazione. A un certo punto sottopose al governo greco l’ennesimo piano di “aiuti” (in realtà “prestiti”) legati all’ennesimo elenco di misure di macelleria sociale e di svendita di patrimonio nazionale. Alla Grecia era data solo una opzione, la stessa di sempre: quella di accettare un piano già scritto a tavolino da altri.
Ma questa volta accadde qualcosa di diverso.Il discorso di Tispras, di cui abbiamo parlato all’inizio; discorso che era già esso stesso una sfida alla Troika, e lanciava una sfida ulteriore, un referendum.
Tsipras sembrava avere tirato fuori una carta che la Troika non si aspettava. Invece di farsi mettere totalmente all’angolino, ribaltava il tavolo chiamando il popolo a raccolta, e puntando a una sfiducia collettiva non solo dell’ultimo piano della Troika, ma anche, su un piano più profondo, della stessa logica che pervade questi piani e la politica dell’UE. Se, come sembrava probabile, i no al piano della Troika avessero vinto, Tsipras avrebbe avuto dietro di sé la consacrazione di un popolo. A quel punto se la Troika avesse tentato misure di brutale reazione economica, avrebbe rivelato definitivamente al mondo il suo vero volto. E comunque.. specie in caso di intransigenza europea.. si prospettava la possibilità che la Grecia uscisse dall’eurozona. Questa sarebbe stata l’ipotesi migliore di tutte.
Nonostante abbia altre volte criticato le ambiguità di Tsipras, dal momento in cui fece quel discorso e intraprese la via del referendum, ebbe tutto il mio appoggio. Come, ne sono certo, l’appoggio di gran parte delle persone che in Europa (e non solo) lottano per la libertà. Finalmente tra i fantocci di carne a cui da anni si sono ridotti i governanti europei, finalmente un leader al servizio del popolo, finalmente qualcuno capace di opporsi alla brutalità inarrestabile dei nuovi gerarchi tecnocratici.
Tsipras rappresentava in quel momento l’inizio di una svolta. Una scintilla nel mezzo di una notte fonda. Un primo urlo di ribellione. E nessuno o quasi, neanche tra i più diffidenti, immaginava che Tsipras avrebbe potuto non rispettare l’esito del referendum. Del resto era stato molto chiaro..
“Mi prendo l’impegno di rispettare il risultato della vostra scelta democratica qualsiasi esso sarà. E sono assolutamente certo che la vostra scelta onorerà la Storia del nostro paese e che darà un messaggio di dignità a tutto il mondo.”
Una persona che dice parole come queste, che si prende un impegno solenne a rispettare l’esito di una consultazione del proprio popolo da lui stesso innescata, potrebbe mai essere, anche solo lontanamente, sfiorato, dall’ipotesi di non rispettare poi quello che il popolo greco avrebbe stabilito?
No, follia solo il pensarlo. Questa era una ipotesi che anche i commentatori ostili al referendum e allineati coni dogmi dell’eurozona avevano escluso.
E questo è stato proprio quello che è accaduto.
Nonostante la ricattatoria azione di restrizione della liquidità posta in essere dalla BCE. Nonostante la pressione terrorista delle istituzioni europee, dei media internazionali, e di buona parte dei media privati greci e dei vai poteri “collaborazionisti” all’interno della Grecia, il popolo greco con orgoglio e dignità mandò solennemente a quel Paese la Troika con il 61% dei voti andati al NO all’ultimo piano economico omicida.
A quel punto una crepa era stata fatta nel muro. Tutto quello che sarebbe potuto accadere da quel momento sarebbe stato meglio degli ultimi anni di totale sottomissione. Molti vociferavano già di piani per uscire dall’eurozona.
Non erano ancora finiti i festeggiamenti, non solo in Grecia, ma anche in mezza Europa, per la vittoria del NO ai diktat tecnocratici, che Tsipras faceva sostanzialmente fuori Varoufakis, ormai odiatissimo dalle cacellerie europee e dai burocrati di Bruxelles per la sua intransigenza (più che essere stato espressamente cacciato, è stato messo nelle condizioni di andarsene, quando, all’indomani del referendum, in una riunione del direttivo di Syriza si pronunciò con votazione di 4 contro 2 sulla sua proposta di approntare un piano B contro il ricatto dei creditori, e lì comprese, come avrebbe detto poi “che Tsipras non avrebbe mai sfidato i creditori”, e che lui era sostanzialmente sfiduciato).
Il nove luglio, quattro giorni dopo il sonoro respingimento delle imposizioni della Troika da parte del popolo greco, Tsipras tira fuori una nuova proposta per i “creditori”, che è sostanzialmente molto simile a quella che i cittadini greci avevano respinto. In pratica Tsipras diceva “SI’” alla Troia quattro giorni dopo che i Greci avevano urlato il loro “NO”.
Già questo era un tradimento. Ma quello che è avvenuto dopo è stato molto peggio.
Subito dopo queste “proposte”, Tsipras si è precipitato, in totale umiltà, a Bruxelles, dove, il dodici luglio, al termine di una notte di “bombardamento psicologico”, ha accettato tutte le condizioni che gli sono state imposte. L’accordo alla fine sottoscritto è di gran lunga peggiore di quello in merito al quale Tsipras aveva chiamato il suo popolo alle urne.
C’è chi ha parlato di “pressioni” di ogni tipo ricevute, nei precedenti giorni, da Tsipras. Pressioni che andrebbero dalle “minacce” personali verso di lui, alle minacce verso il suo Paese.
Il nuovo patto è stato giustamente definito da un giornale insospettabile, Der Spiegel, “un catalogo di atrocità”.
L’accordo prevede un avanzo di bilancio del 3,5%; il ritiro di gran parte delle leggi emanate da Syriza; il potere di veto degli ispettori internazionali sulle leggi emanate dal Parlamento greco; la totale liberalizzazione del mercato del lavoro; la costituzionalizzazione del fiscal compact e del pareggio di bilancio; l’aumento dell’Iva, il taglio delle pensioni. Inoltre, oltre ad altre “atrocità”, è previsto dovere trovare beni pubblici per un valore di 50 miliardi di euro, da affidare ad un fondo gestito da burocrati esteri; questi beni dovranno essere venduti, e più di metà del ricavato andrà direttamente alle banche, un’altra quota servirà per ridurre il debito pubblico (e quindi anche questa quota andrà alle banche), e solo quello che resterà dopo queste parti, dovrebbe andare a sostenere gli “investimenti”. In pratica la Troika (tra le altre cose) ha imposto e Tsipras ha accettato il pignoramento di quello che resta dei beni pubblici di un Paese.
Quello firmato da Tsipras è un “Nuovo trattato di Versailles”, come giustamente ha detto l’ex ministro delle finanze Varoufakis.
Dire che questa sia una sconfitta di Tsipras è sbagliato. Questa non è una sconfitta. Ma una umiliazione assoluta, un annientamento totale di Tsipras e della Grecia.
Riepiloghiamo il punto cardinale dell’intera vicenda: Tsipras indice un referendum per chiedere che i cittadini si pronuncino sull’ennesimo piano lacrime e sangue della Troika.
I cittadini respingono questo piano omicida.
In pochi giorni Tsipras sottoscrive un piano molto peggiore di quello respinto dal popolo greco col referendum.
Riprendiamo adesso uno dei passaggi del discorso con cui Tsipras indisse il referendum.
“Mi prendo l’impegno di rispettare il risultato della vostra scelta democratica qualsiasi esso sarà. E sono assolutamente certo che la vostra scelta onorerà la Storia del nostro paese e che darà un messaggio di dignità a tutto il mondo.”
Anche il solo fatto di pronunciare parole come queste (e come quelle contenute nell’intero discorso) creano un vincolo morale verso te stesso, verso il tuo popolo, verso chi ti osserva nel mondo, verso il futuro.
Una volta che hai lanciato col cuore e con l’anima la sfida al Potere, non puoi più rimangiartela. Non puoi più tradire le tue parole. Se lo fai, come, con buona pace di chi si arrampica sugli specchi pur di difendere “Il compagno Tsipras”, diventi un complice di quel Potere che dicevi di volere contrastare. Anche se il rischio fosse la morte, anche se avessi ricevuto minacce personali, a quel livello, il livello dove un popolo fa incarnare da te le sue speranze, il livello dove, chiami a raccolta le energie di riscatto, dove pronunci parole che vogliono essere “sacre”, tu no puoi cedere. A costo della vita. A costo di ogni genere di ricatto.
Tsipras, ha completato la sua sottomissione, facendo fuori dal governo la minoranza di sinistra di Syriza, compattamente contraria alle nuove misure imposte alla Grecia.
Questa storia è stata insieme tragedia e parodia.
Quattro devono restare ferme nella nostra mente; quattro cose da tenere ben chiare dentro di noi:
I-Tsipras ha venduto se stesso, il suo partito, il suo popolo.
II-L’Unione Europea è dominata da una oligarchia spietata che non accetta di fare concessioni e che disprezza la sovranità popolare. Una oligarchia che punisce chi tenta di ribellarsi. Infatti, la Grecia, dopo il referendum “ribelle” del cinque luglio, ha subito un piano; come dicevo prima, molto peggiore di quello respinto dal popolo. Un piano che ha tutto il sapore della rappresaglia che una potenza occupante attua su un popolo occupato che ha cercato di sollevare la testa.
III-L’Unione Europea non è sostanzialmente riformabile e, senza uscita dall’euro, chi controlla l’euro, potrà sempre minacciare di strozzarti togliendoti la liquidità, se non ubbidisci
IV-Il grande messaggio di dignità lanciato dal popolo greco non è stato lanciato invano. Da una parte ha permesso, anche a molti che ancora erano addormentati, di aprire finalmente gli occhi su quella che è la reale natura dell’’Unione Europea. Dall’altra parte ha fatto sorgere in tante persone di tutta Europa una spinta verso la ribellione. E’ stato un precedente che, negli anni che verranno, darà i suoi frutti.