Luca Leonardi l’ho conosciuto nello Studio Chiropratico “Aggiustati la Vita” del Dott. Imants de la Cuesta a Bologna.
Ma cos’è la chiropratica? Per quanto la Chiropratica sia un mondo che richiederebbe un buon approfondimento per potere essere compreso fino in fondo, esistono delle definizioni di sintesi che danno una inquadratura generale di essa. Definizioni come questa: La Chiropratica è una disciplina scientifica olistica e un’arte curativa, nell’ambito del diritto alla salute basandosi e sviluppando il lavoro sulla colonna vertebrale. La chiropratica è una vera istituzione, costituendo la terza professione sanitaria. E’pochissimo conosciuta in Italia, dove finisce in un grande calderone.La chiropratica, a sua volta, al di là di alcuni principi, visioni e approcci di fondo, è un territorio vastissimo .Il chiropratico utilizza metodi manuali delicati atti a stimolare e correggere il funzionamento del sistema nervoso senza l’utilizzo di farmaci aumentando la salute della persona. Questa naturale capacità curativa è definita, nel linguaggio della chiropratica, intelligenza innata. Imants de la Cuesta si avvicina alla chiropratica, all’età di diciotto anni, in seguito ad un grave incidente. Dopo avere sperimentato su di sé gli effetti di tale disciplina, comprende che la Chiropratica è la sua strada ed intraprende gli studi presso l’Università ”Life Chiropractic College West” della California laureandosi nel 1990. Dopo la laurea nel 1990, lavora a Parigi e collabora col Dott. D. Epstein , fondatore del Network Spinal Analysis, una Innovativa tecnica mirata alla riconquista di un progressivo benessere nelle funzionalità fisiologica dell’individuo. Questa tecnica venne creata, alla fine degli anni ’80 da D. Epstein che mise in connessione tra loro varie tecniche chiropratiche e altri approcci. La crescente diffusione di questo metodo in Europa, ha fatto sì che il Dott. Imants de la Cuesta venisse chiamato per farlo conoscere anche nel nostro Paese. Arrivato in Italia nel 1994° lavora a Como, Milano, e poi Bologna, dove si trova il suo studio “Aggiustati la Vita”. Dal 2012 il Dott. Imants de la Cuesta ha iniziato ad applicare al suo metodo anche gli studi di Neurologia Funzionale, seguendo i seminari del Dott. Frederick Carrick, considerato un vero genio nel campo della neurologia funzionale. Una delle cose che il Dott. de la Cuesta ripete più frequentemente è che non si dovrebbe aspettare di avere un grave disturbo per andare dal Chiropratico a farsi controllare. Il Dott. De La Cuesta applica il suo metodo prevalentemente sulle persone; a questo aggiunge, da sempre, per passione e per piacere, l’applicazione anche sugli animali.
Voglio condividere l’intervista che ho fatto a Luca; perché ritengo che la storia di Luca e Bullo sia una storia bellissima.
Bullo, un incrocio tra un beagle e un bassotto dopo, una iniziale ernia si era trovato ad avere una vescica paralizzata. La situazione emersa dagli esami era tale che a Luca venne consigliato di sopprimere il cane.
L’alternativa sarebbe stata fare un percorso impegnativo e costoso che, con molta probabilità, non sarebbe stato neanche risolutivo. La quasi totalità delle persone che si fossero trovate in una situazione del genere, avrebbe proceduto per la soppressione. E non per cattiveria e insensibilità; ma perché non tutti sono disposti a ribaltare la propria vita, tanto più per un cane. Ma Luca non ne ha voluto sapere di sopprimerlo. Si è licenziato dal lavoro per potersi dedicare totalmente a questo cane, per dargli una chance di vita.
Luca gli ha fatto fare una costosa operazione, che non servì a molto. Lo ha portato dalla fisioterapista. Gli ha procurato farmaci speciali. Gli ha premuto regolarmente la vescica per stimolare le sue funzioni urinarie. Lo ha portato a passeggio, tramite un tutore, con un supporto con il quale doveva, con un mano, sollevarlo di un centimetro da dietro, mentre camminavano. Giorno dopo giorno Luca ha portato Bullo in giro, con questo tutore, per tre ore; un’ora al mattino, un’ora al pomeriggio, un’ora alla sera, sperando che in qualche modo riprendesse a camminare.
Perché tutto questo?
La risposta sta nelle stesse parole di Luca …
“Lui (Bullo) è stato l’unico essere che non mi ha mai girato le spalle. Nella mia vita tutti mi hanno girato le spalle, l’unico a non farlo mai è stato lui. Lui unica creatura che morirebbe per me, cosa faccio? Se ho una coscienza, il minimo che posso fargli è ridargli indietro quello che lui prova per me”.
E, in un passaggio successivo,
“Quando io ho avuto un tumore maligno, lui è stato quello che mi è stato sempre vicino. Non è che gli altri se ne fossero del tutto fregati. Ma, come sai, ognuno ha un lavoro, la propria routine, i propri problemi quotidiani. Nessuno accantona la propria vita per un altro. Invece lui l’ha fatto con me. Quando piangevo, quando mi era venuto il tumore, lui è sempre stato con me.”
Luca quando ha avuto un tumore maligno al testicolo e ha dovuto subire l’operazione e i devastanti cicli di radioterapia, ha visto da parte di Bullo una dedizione totale, una vicinanza totale, che nessun altro, nel corso di quegli anni dolorosi, gli diede. E quando è stato il cane a trovarsi in una situazione estrema, Luca non ha avuto un dubbio. Adesso sarebbe stato lui a mettere da parte la sua vita, il suo lavoro, i suoi impegni per Bullo.
E così è accaduto, con un percorso di amore, che è già di per se una forma di cura. Fino ad arrivare ad Imants il cui trattamento ha portato profondi miglioramenti nella situazione di questo cane.
Mentre Luca mi raccontava tutto questo, io provavo apprezzamento per questa persona. Provavo apprezzamento per chi è capace di scelte radicali. Per chi, in una fase della propria vita, è capace di mettere da parte tutto per qualcun altro.. per un altro essere vivente.. fosse anche un cane. E’ questa straordinaria generosità, una generosità che qualcuno potrebbe definire folle, che desta in me ammirazione.
Di seguito l’intervista che ho fatto a Luca.
-Di dove sei Luca?
Monteveglio, provincia di Bologna.
-Quanti anni hai?
Trenta.
-Cosa ti ha portato dal dott. Imants De La Cuesta?
E’ successo che al mio cane gli è venuta un’ernia dal giorno alla notte. Lui si chiama Bullo ed è un incrocio tra un beagle e un bassotto di media taglia. Il giorno dopo che gli era venuta l’ernia sono andato dal veterinario che mi ha detto “ah ci ha una bella ernia, gli facciamo due punture di antidolorifico, se non passa, bisognerà operarlo”. Erano le sei del pomeriggio. Alle nove di sera si era già paralizzato tutto per la vescica. L’ho portato d’urgenza in una struttura ospedaliera per cani. Lo hanno visitato e gli hanno fatto la risonanza magnetica e la TAC. Dai risultati degli esami ciò che emergeva è che nel 90% dei casi rimaneva paralizzato. C’erano da spendere dei soldi e comunque si trattava di un iter abbastanza lungo e costoso. Allora mi sono dovuto licenziare per forza per prendere i soldi. Mi sono licenziato da un lavoro a tempo indeterminato in una struttura parastatale. Era un lavoro che ti dava anche la tredicesima, la quattordicesima, le ferie, ecc. Ho rinunciato per lui. Non avrei mai rinunciato per nessun altro.
-Tu ti sei licenziato per avere questi soldi e anche per essere più libero di gestire il cane..
Esattamente. Per stare dietro a lui. Perché nessuno ci sarebbe stato dietro. Si sarebbe dovuto sopprimere, perché non gli partiva la vescica.
-Quanto è costato tutto l’intervento?
In totale ho speso seimila euro. Una parte la spesi in contanti, con i soldi che mi diedero in seguito al mio licenziarmi, e l’altra l’ho pagata con un finanziamento che avevo preso e che poi rimborsai tramite rate, in se sette mesi. Intanto mi si era fusa la macchina. Me ne diede una un mio amico e anche lui rimborsai, con rate che gli davo volta per volta. I primi tempi, comunque, era messo malissimo. Non riusciva a fare la pipì neanche se gli spremevi la vescica.
-L’operazione non fu risolutiva quindi?
No. Non lo fu… Dopo una settimana il neurologa mi disse ‘sopprimilo’. “Io non sopprimo ben niente”, dissi. Non era tanto la paralisi, quanto la vescica, “guarda, è un cane da sopprimere, perché non andrà mai da nessuna parte, non troverà mai pace”. Io gli dissi “non se ne parla. Non lo sopprimerò mai”. Avrei fatto di tutto perché il cane si salvasse. In quei giorni qualcuno cercò anche di approfittarne. Volevano che io andassi a Reggio Emilia, dove c’è un luogo per la riabilitazione. Secondo me lo consigliavano per farmi spendere ancora soldi. Ma lo avrei anche fatto, mi sarei ulteriormente indebitato, però non accettavo il fatto che non avrei potuto vederlo. Il cane ha bisogno in primis del tuo amore. Nella clinica in cui lo avevano operato, io ci andavo tutti i giorni, negli orari in cui era permessa la visita; un’ora la mattina e un’ora il tardi pomeriggio. E passavo quelle due ore dentro la cella, abbracciando il cane, cantandogli canzoncine per farlo addormentare. E quando me ne andavo si disperava che sembrava che stessero sgozzando un maiale. Quando invece arrivavo alla clinica, se sentiva la mia voce in lontananza, cominciava ad agitarsi. Così dovevo stare zitto, camminare piano piano, finché non arrivavo lì. Non ho mai visto una roba del genere. Un attaccamento così.
All’inizio, come ti dicevo non riuscivo a fare la pipì neanche spremendolo. Per fargli fare la pipì avevo anche provato a farlo cateterizzare, ma non si può cateterizzare, nessuno, una persona, come un cane, per tutta la vita. Si può cateterizzare per un periodo, per un mese massimo. Il neurologo mi indicò delle medicine che in qualche modo gli permettevano di liberare la vescica. Sono medicine che si trovano solo alla farmacia Gustav di Piacenza, vengono dall’America e praticamente mi costavano 80-90 euro a confezione. Solo, che come sai, intervieni per una cosa, e danneggi per un’altra. Avviene come quando l’essere umano prende medicine. Da una parte ti guariscono, dall’altra ti intossicano. E così lui si stava intossicando. E quindi col veterinario dovevamo fargli delle iniezioni particolari per fargli smaltire tutta questa merda, questa porcheria dallo stomaco. Un gran casino.
Comunque, un po’ per i massaggi che gli facevo, un po’ per i farmaci e un po’ per le lunghe passeggiate che gli facevo fare, in qualche modo cominciava a riuscire ad evacuare e a defecare. Camminavamo a lungo. Facevo con lui circa sette km al giorno –portandolo col tutore- sperando che riprendesse a camminare. Un’ora di camminata la mattina, un’ora il pomeriggio, un’ora la sera . Ogni giorno, sperando che la situazione migliorasse.
-Il tutore è un sopporto con il quale tu sei costretto a spingere il cane da sotto se ho capito bene.
Sì. Con una mano gli tengo su il dietro, appena appena ad un centimetro da terra, giusto per tenerlo eretto con la schiena.
-E’ come se tu camminassi da una parte normale e però con l’altra mano sollevi un po’ il cane.
Esatto.. finché a un certo punto gli ho potuto comprare il carriolino che uso adesso, grazie ai miei amici che, quando mi videro insieme con lui, ad una festa, quando mi videro che lo sorreggevo tramite un tutore si dispiacquero.
-Racconta.
Mi avevano invitato ad una festa. Io ero andato con il cane che tenevo in piedi tramite il tutore. In quel momento per le spese che dovevo affrontare non potevo permettermi di comprare un carriolino. I miei amici videro questa cosa e decisero che dovevo avere un carriolino. Si sono sbattuti loro, hanno fatto tutto loro, hanno raccolto i soldi con una colletta, hanno acquistato il carriolino, ecc. Feci loro un ringraziamento ufficiale su facebook. “Grazie di cuore a tutti, per il regalo che avete fatto, soprattutto per Bullo”. Devo dirti che io all’inizio ero imbarazzato e mi sentivo un po’ a disagio; non mi andava di chiedere soldi alla gente, e poi ci sono tante persone che vivono problematiche e che meriterebbero un aiuto. Ma loro mi risposero un po’ bruscamente dicendomi “cosa vuoi te? Non lo stiamo mica facendo per te. Lo stiamo facendo per Bullo”.
-Questo carriolino è in pratica una sedia a rotelle per i cani.
Esattamente. Dopo che ha preso il carriolino ha cominciato ad urinare molto meglio. Era sempre in una condizione pessima, però qualche spruzzo lo faceva.
-Quando venisti dal dott. Imants De La Cuesta?
Dopo un anno e tre mesi dall’operazione, circa due mesi fa. Tieni conto che non avrò fatto neanche dieci aggiustamenti; eppure i risultati sono stati notevoli. Ad esempio, prima dovevo spremere la vescica ora, poi, quando la mettevo sul carri olino, prima marcava e poi, entro un’ora, liberava la vescica in un’ora. Adesso, appena la metto sul carri olino ed usciamo di casa, lui fa la pipì. Tutto in una volta. Ti ricordo che dopo dieci giorni che era in clinica, il neurologo mi aveva detto di sopprimerlo.
Ciò che ha fatto Imants non si vede ad occhio nudo. Se uno non conosce bene la situazione e vede il cane, lo vede ancora sul carriolino, potrebbe dire “il cane è uguale ad un anno fa”. E invece non è vero. Tra stargli dietro un quarto d’ora per provare a fargli fare la pipì e non starci neanche un minuto, ne passa di differenza. Adesso riesce, anche se con un po’ di sforzo, a defecare e ad urinare. Prima ero sempre io che dovevo stare lì a spingere, a premere, a mettergli un dito nel retto per farlo defecare. Dovevi stare lì a premere, premere, col rischio, tra l’altro, di ledergli la vescica. Era una cosa che distruggeva me e lui. Adesso basta una piccola pressione che lui si svuota. Fa la pipì e la cacca da solo. Ha cominciato a muovere molto di più la coda, quando, per i primi sei mesi la coda non la muoveva davvero; e quando l’avevo portato da Imants la muoveva appena appena.
Vedi, per farti capire anche il mio non accettare le limitazioni che aveva e il mio fare di tutto per aiutarlo considera anche che un conto è quando tu vedi che un cane non beve, non mangia, non si vuole muovere, in un certo senso quasi non vuole vivere. Mentre lui mangiava per tre voleva sempre stare fuori, voleva uscire. Lo sentivi che aveva dentro una vitalità mostruosa. E non potevi accettare che questa vitalità si scontrasse contro un muro. E questa vitalità è raddoppiata da quando lo porto qui. Adesso è peggio di un cane normale. L’ho sempre portato fuori però non è mai stato autonomo per un anno e mezzo. Adesso metto su il carriolino e boom, parte che non lo fermi più. Sarebbe capace di stare fuori tutto il giorno, tutti i giorni. Ci sono anche andato a ballare una sera, in un luogo all’aperto logicamente; siamo stati fuori dalle 23.. 23:30 alle 6 della mattina, in un posto all’aperto logicamente.
Ha cominciato ad avere più riflessi. Infatti quando è in casa –dove lo lascio senza carriolino- riesce a muovere le gambe un po’ di più. A volte sembra quasi che si alzi in piedi. Si mette con la schiena, che le zampe vanno su e poi si butta giù dall’altra parte. Una cosa che prima non avrebbe mai fatto.
Dopo i primi aggiustamenti si era rimesso in piedi. Ha più consapevolezza delle parti posteriori. Quando siamo sul letto e gli faccio i massaggi che mi aveva insegnato la fisioterapista, vedo che lui si gira appena lo tocco. Riconosce le zone che prima non riconosceva. Ha molta più sensibilità. A volte è riuscito anche a tirarsi su da solo, a muovere un po’ i piedini. E’ come se i centri nervosi si fossero riattivati. Qualche settimana fa l’ho portato dal veterinario perché ansimava di brutto; e mi dissero che ansimava così tanto perché stava riacquistando sensibilità e giustamente aveva male. Perché stava riacquistando delle zone che prima potevi dargli una scossa e non sentiva niente.
Ho potuto riprendere il lavoro, riprendere la mia vita in mano. Questo ha portato un miglioramento anche per me; anche se la cosa più importante è che lui adesso è autonomo. Comunque sia, dopo questi miglioramenti ho potuto riprendere la mia vita in mano. Adesso ho due lavori. Lavoro dalle cinque della mattina alle dieci di sera. Lo faccio anche per lui; gli compro tutto il pollo, tutto il meglio; e pensa alle spese per fare il check-up, le lastre, ecc. E poi c’è da mettere il posto il carriolino. Ho anche chiamato delle persone che gli stanno dietro quando io lavoro Tutte queste cose hanno un costo e poi anche io devo campare. Ma va bene così. Per me è come un figlio. Gli ho salvato la vita; e se salvi la vita a qualcuno gliela devi salvare bene; non è che puoi dire “gli ho salvato la vita e poi amen”. Sì, lo so che è un cane problematico e che resterà problematico e che, se non lo avessi soppresso, sarebbe stata una cosa molto impegnativa occuparsi di lui.
-Davvero i miei complimenti. Chi si sarebbe mai licenziato e fatto tanti sacrifici per seguire un cane. Guarda che sono poche le persone che avrebbero fatto una cosa del genere. Un caso su mille.
Ma non ho mai avuto un dubbio al riguardo. Lui è stato l’unico essere che non mi ha mai girato le spalle. Nella mia vita tutti mi hanno girato le spalle, l’unico a non farlo mai è stato lui. L’unica creatura che morirebbe per me, cosa faccio? Se ho una coscienza, il minimo che posso fargli è ridargli indietro quello che lui prova per me. Anche se lui a parole, non mi dice niente, me lo fa capire.
-Eppure continuano a stupirmi storie come la tua, scelte come la tua. Il tipo di rapporto, la capacità di rinunciare a tutto. C’è gente che venderebbe la mamma per un vantaggio di carriera..
Quando io ho avuto un tumore maligno, lui è stato quello che mi è stato sempre vicino. Non è che gli altri se ne fossero del tutto fregati. Ma, come sai, ognuno ha un lavoro, la propria routine, i propri problemi quotidiani. Nessuno accantona la propria vita per un altro. Invece lui l’ha fatto con me. Quando piangevo, quando mi era venuto il tumore, lui è sempre stato con me.
-Raccontami di questa vicenda.
A me è venuto un tumore maligno nel 2010. Sono stato dodici anni e mezzo dentro gli ospedali. Mi hanno ricostruito i piedi. Sono stato 4 anni e mezzo al Rizzoli, con i chiodi dentro.
-Ma tu questo tumore dove lo hai avuto?
Al testicolo. Mi hanno levato il testicolo e fatto fare la chemioterapia. Ma non posso dire di esserne ancora uscito, nel senso che fino al 2015 sono sempre a rischio. L’ultima Tac la farò quest’anno.
-Quindi ti hanno tolto il testicolo.
Sì, qui a Bologna. Ma ho capito successivamente che non era inevitabile procedere in quel modo. Ho conosciuto un luminare della medicina, uno che ha 90 anni e lavora ancora al policlinico Gemelli. Negli anni 40 lui era all’università di Bologna e mi raccontava che toglieva i testicoli ai conigli per far le prove, per fecondare le coniglie. Una volta mi disse “sono riuscito a togliere tutti i testicoli, a lasciare un quarto di testicolo tagliato con la mezza luna e rimetterlo dentro la sacca e riusciva comunque a fecondare una coniglia su dieci. “ Mi disse che lui, nel mio caso, avrebbe solo raschiato la zona tumorale, che non avrebbe fatto né radioterapia né niente; era solo un tumorino. Adesso la prassi è che ti tolgono tutto il testicolo più il cunicolo spermatico e ti fanno anche le cure.
-Sì.. è così…
Basta che tu hai qualcosa e ti levano interi organi. Lui mi fece capire che è così che adesso funziona. Che è un business. Basta che hai la più piccola traccia di problema, e praticamente ti segano vivo. Se avevi una qualche possibilità di stare bene, te la tolgono. Io ero andato in ospedale con un piccolo tumore, un seminoma, una delle famiglie più tranquille di tumori; non un linfoma o un carcinoma. Era una cosa molto blanda. Era maligno sì, ma era ancora racchiuso là. Eppure ho vissuto l’inferno per anni. Oltre a una operazione invasiva, mi hanno fatto 13-14 sedute di radioterapia e altro, mi hanno praticamente ammazzato. A livello di stimolo sessuale, per i primi due anni, era, la gran parte delle volte praticamente nullo; un calo della libido totale. Anche perché, oltre ai testicoli, mi hanno distrutto lo stomaco; lo stomaco è come un cervello. La radioterapia mi ha prodotto infezioni su tutto il corpo, tre ulcere.. ecc.. è stata devastante.
In quel periodo anche ad un mio amico era venuto un tumore al testicolo; un tumore che era tra volte il mio. Gli volevano fare a tutti i costi la chemio, lui si è rifiutato. Gli hanno tolto un testicolo, ma si è rifiutato di fare le cure. Ha semplicemente cambiato stile di vita. Adesso sta dieci volte meglio di me.
Comunque quel luminare mi disse di cambiare drasticamente stile di vita.
Sempre nel periodo che ebbi il tumore conobbi una donna, Maria Pia Alloggio, una buddista di Bologna. Una donna straordinaria. E’ una persona che sta aiutando anche delle ragazze che erano entrate in un ambiente pessimo, un giro di prostituzione per la Bologna bene. Da loro andava la crema della crema della società, avvocati, giudici, per farsi frustare, per farsi pisciare in testa. Questa signora li sta aiutando. Come aiutò anche me. Meditavamo per ore. Tutto questo mi ha dato una grande forza.
-Fammi un cenno su quella che è stata la tua vita.
Io ho sempre lavorato. Ho cominciato a 14 anni, lavorando come muratore in officina. Poi ho fatto il facchino fino ai 17-18 anni. Successivamente ho lavorato sei sette anni in campagna. A potare la vigna, a lavorare con i trattori, a lavorare a mano, a fare i trattamenti. Ho pensato che il tumore fosse venuto fuori anche per questi trattamenti. Una volta fare il vino era una cosa naturale. Adesso ci sono additivi tossici che mettono sulle piante tutto il giorno. Stavi otto, nove ore attaccato a trattamenti, a polveri. La cantina è diventata un laboratorio chimico, con sostanze ovunque.
-Impressionante, un lavoro che dovrebbe essere il massimo del contatto con la natura, diventa, in tanti casi, una forma di avvelenamento chimico…
Tieni anche conto che avranno sicuramente inciso i pasti dei campagnoli. Pasta col ragù, carne rossa, formaggi, vino rosso. Comunque, quando ho avuto il tumore un mio amico pugliese mi ha indirizzato a lavorare in acquedotto. Devo a lui quel lavoro; aveva provato simpatia per me, un ragazzo della sua età, che si trovava ad affrontare un tumore. Il lavoro consiste nel controllare la rete idrica, la rete da dove passa l’acqua, da dove ti arriva l’acqua in casa. Considera che quasi nessuno di quelli che lavorano all’acquedotto, ha veramente il quadro completo del funzionamento del sistema idrico. Ognuno conosce la sua mansione, ognuno conosce un pezzo di paese. Io che sono un curioso, e che voglio capire tutto dell’ambito di cui mi occupo, ero arrivato a conoscere tutto il paese. Devo dirti che è stato un lavoro dove apprendi molto. Ma devi volere apprendere, devi volere impegnarti. Io vedo sempre meno gente che va al lavoro con la passione per il lavoro, ma che ci va solo per prendere lo stipendio. Ma se tu ti alzi la mattina per andare a prendere lo stipendio purtroppo non fai una cosa fatta bene. Comunque, dopo che ho potuto ricominciare a lavorare, i dirigenti mi hanno ripreso. Ed è un lavoro che mi piace fare.. faccio un servizio alla gente.. e a me stesso..
-Grazie Luca.