Questo articolo l’ho scritto grazie all’input che mi ha dato Elisabetta Faggiano. Elisabetta mi ha spinto ad approfondire una vicenda in merito alla quale avevo, come tanti temo, una conoscenza molto superficiale.
Da alcuni anni gli ulivi pugliesi stanno subendo un fenomeno di essiccamento rapido, specie nella zona del Salento. Gli ulivi ingrigiscono e si raggomitolano su loro stessi. Questa patologia vegetale definita “complesso dell’essiccamento rapido dell’olivo” (codiro) è stata riscontrata fin dal 2013 dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia. Le zone colpite sono state soprattutto quelle attinenti alla provincia di Brindisi e alla provincia di Lecce, soprattutto il territorio del Salento.
La Regione Puglia ha portato avanti fin da subito la focalizzazione sulla Xylella come principale responsabile del fenomeno in atto. Quando nel 2013 l’Osservatorio Fitosanitario regionale aveva lanciato l’allarme per il disseccamento in atto, il suo fu anche un “allarme Xylella”, con la previsione di un piano d’azione consistente nello sradicamento di decine di migliaia di ulivi e il massiccio uso di pesticidi. Il tutto senza alcuna prova che il disseccamento dell’ulivo sia imputabile esclusiva mente o principalmente al batterio chiamato Xylella fastidiosa.
Nello stesso anno l’Italia ha informato di quanto stava avvenendo gli altri Stati membri e la Commissione Europea, indicando come responsabile di quanto stava avvenendo la Xylella fastidiosa, il microrganismo inserito dal 1981 nella lista A1 EPPO (European Plant Protection Organization; organismo intergovernamentale responsabile della cooperazione internazionale per la protezione delle piante nella regione europea e mediterranea): una sorta di lista nera di quegli agenti patogeni per i quali la Comunità Europea ha previsto misure drastiche.
La Regione Puglia ha aderito totalmente all’impostazione dell’Osservatorio Fitosanitario, ed il sei febbraio 2014 ha varato un piano di lotta che prevedeva, insieme ad altri interventi, la massiccia eradicazione di migliaia di ulivi, e interventi con fitofarmaci su ogni albero.
Poco dopo queste decisioni, venne nominato un commissario straordinario per l’emergenza, Giuseppe Silletti, Comandante del Corpo Forestale della Regione Puglia. Il piano , ha ridotto l’utilizzo dei prodotti chimici agli insetticidi per contrastare il vettore del batterio. Insetticidi che dovrebbero essere utilizzati su tutti gli uliveti e su tutti i frutteti del genere prunus (ciliegio, pesco, mandorlo, ecc.). A questo si aggiunge l’eradicazione degli ulivi infetti per una fascia di 15 km al confine con la provincia di Brindisi.
La Commissione Europea ha completamente sposato l’ “impianto” della Regione Puglia, chiedendo che si procedesse con l’utilizzo massiccio di fitofarmaci e con l’eradicazione di migliaia di ulivi. La Commissione ha dato per buone le indicazioni provenienti dalla Regione Puglia, anche in mancanza di alcuna certezza circa la reale presenza della xelylla e il suo reale ruolo sulla problematica in atto.
La linea della Regione Puglia e della Commissione Europea non è però passata nell’acquiescenza generale. Negli anni è sorto e si è consolidato un forte movimento di opposizione. Movimento nato intorno agli agricoltori locali, e con la partecipazione di associazioni ambientali, comitati di cittadini, scienziati dell’università del Salento e altri. Tutta questa realtà collettiva sostanzialmente rappresentata dal Comitato Spazi Popolari. Negli anni queste persone hanno fatto un lavoro straordinario di informazione, sensibilizzazione, attivismo sociale.
L’agricoltore biologico Ivano Gioffrida e Stefania Tundo furono tra i primi che, nel Salento, denunciarono il piano previsto e gli effetti devastanti a cui porterebbe se venisse posto in essere.
L’impostazione della Regione Puglia e della Commissione Europea si regge su alcuni presupposti:
-Il collegamento univoco tra la patologia degli ulivi e il batterio della Xylella.
-L’irroramento su larga scala di pesticidi e la eradicazione di migliaia di ulivi come unica modlaità di intervento.
Questi presupposti sono, come vedremo, messi radicalmente in discussione da chi si oppone ai piani approntati per “risolvere” il problema.
MANCANZA DI CORRELAZIONE UNIVOCA TRA LA XYLELLA E IL CODIRO
Come la rete sociale di opposizione sostiene, non è ancora stata individuata con certezza la correlazione tra la xylella fastidiosa e il codiro, la patologia del rinsecchimento.
Il percorso portato avanti dalle istituzioni pugliesi è, però, sembrato, fin dall’inizio, segnato da ambiguità, contraddizioni e spinto, quasi, da una pervicace volontà di arrivare, costi quel che costi, alle misure drastiche previste.
Lo stesso Osservatorio Fitosanitario regionale che lanciò l’allarme nel 2013 aveva indicato la Xylella come una delle diverse concause che erano state individuate alla base del fenomeno dell’essiccamento rapido. E invece poi è stata sostanzialmente “venduta” come unica e inevitabile causa.
Come ha affermato Luigi De Bellis, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento
“Oggi non possiamo affermare che la xylella sia la principale causa del disseccamento dell’ulivo, per il semplice fatto che non sono ancora stati svolti i test di patogenicità (i cosiddetti Postulati di Koch) sul batterio. Se non si fanno prima i test, dato che è la prima volta che questo organismo si rapporta con l’olivo, non possiamo sapere quanto possa essere dannoso da solo, in mancanza di altre agenti. Come ad esempio funghi patogeni che sono stati trovati sugli stessi ulivi”.
Va, quindi, compreso come il batterio non è presente su tutti gli olivi colpiti da essiccamento.
Inoltre alcuni studi dell’Università di Foggia hanno dimostrato che la Xylella non è il solo agente patogeno riscontrato sugli ulivi. Ma sono presenti almeno sei tipi di funghi, tra i quali i funghi tracheomicotici, cioè funghi che bloccano il passaggio dei nutrienti ai rami degli alberi.
Quindi, riepilogando,da una parte la xylella non è presente su tutti gli ulivi colpiti dal disseccamento e non si sa ancora, in concreto, fino a che punto questo batterio incida su questo fenomeno. Dall’altra parte l’unico denominatore, presente praticamente sempre, sono proprio i funghi, che sembrerebbero giocare il ruolo principale in questa problematica.
Questo primo punto, ci porta ad andare su un corollario, quello concernente la “mancata valutazione del contesto territoriale”. Il medico chirurgo, omeopata e ricercatore bioenergetico Salvatore Rainò contesta “ le scorciatoie che, sia per immediatezza che per soddisfacimento della brama di diagnosi a tutti i costi, nulla hanno a che fare con un ragionamento diagnostico.” Scorciatoie che hanno portato ad una rapida individuazione della xylella come “nemico pubblico numero uno” e ad una concentrazione su di essa, intesa, come “evento patologico distruttivo astratto”.
Rainò sottolinea come non ci si soffermi a sufficienza sulla questione della salute dei terreni in gioco; salute spesso compromessa da pratiche di diserbo tese a ridurre i costi, con sostanze velenose che anno dopo anno si accumulano. Il fenomeno dell’essiccamento avrebbe differenti modalità di manifestazione a seconda del tipo di terreno, e, quindi, anche del tipo di trattamento che il proprietario ha fatto a quel terreno. Ad esempio, nei terreni abbandonati da molti anni le piante sarebbero tendenzialmente sane. Mentre, i terreni trattati con sostanze velenose, che si sono accumulate nel corso degli anni, farebbero sì che la parte viva dei terreni risulti praticamente inesistente. Sarebbero soprattutto i terreni –e di conseguenza le piante presenti in essi- fortemente contrassegnate dall’utilizzo di prodotti chimici, quelle che sarebbero più soggetti all’emergere di patologie come questa. Il dottor Reinò dice che chiunque potrebbe fare un esperimento di questo genere: trasportare dei mucchi di rami di olivi infetti all’interno di oliveti sani e tenuti in modo congruo da sempre. Ciò che si vedrebbe è che, anche in presenza di rami di olivi infetti, olivi cresciuti in modo sano su un terreno sano non si infetterebbero.
Il dottor Rainò, cerca di fare emergere, un concetto fondamentale di quella medicina che non vive nella pura ossessione sui sintomi e sui batteri. Il concetto di “terreno biologico”; che può essere anche un corpo umano, un qualsiasi essere vivente, e, appunto, un terreno vero, e proprio e le piante. Parlare di batteri patogeni, dice in sostanza Reinò, senza considerare il “terreno biologico” è di una miopia assoluta. Queste riflessioni portano, come si è visto, a vedere proprio nell’utilizzo massiccio della “chimica” la causa principale che avrebbe favorito l’emergere di problemi come il complesso di essiccamento. La consapevolezza del ruolo negativo della chimica nel problema disseccamento è ben presente anche tra gli animatori della protesta. “Dopo 50 anni di uso massiccio della chimica –ha affermato Ivano Gioffrida- non si possono fare miracoli, ma sappiamo che possiamo ridare vita ai nostri alberi senza uso della chimica che ha causato la morte delle nostre terre.”
Partendo da queste premesse, diventerebbe delirante (oltre che omicida) affrontare questa patologia con una inondazione di pesticidi (oltre che con la eradicazione degli olivi). Come dire.. per risolvere un problema che avrebbe come causa fondamentale l’abuso di pesticidi… si provvede con un abuso ancora maggiore.
Inoltre, anche se la causa principale del problema fosse la xylella, sarebbe praticamente impossibile –come sostiene il dott. Franco Trinca, presidente dell’associazione NOGM- eliminare definitivamente la “sputacchina” ovvero il cicaleide ritenuto il vettore principale della xylella. Innanzitutto perché questo richiederebbe una quantità di pesticidi impensabile, da film dell’orrore; e poi è da ritenere che l’uso intensivo dei pesticidi genererebbe ben presto una popolazione di insetti resistenti che, sostituendosi rapidamente alla precedente, neutralizzerebbero inesorabilmente l’errata strategia proposta. Inoltre, cosa di cui si parla davvero poco, come questo batterio è già venuto una volta, non si potrebbe ripresentare, ad esempio, tra due anni? E a quel punto si ricomincia con lo sradicamento di piante e con ulteriori irrorazioni di chimica? Ma qui qualcuno potrebbe rispondere che la soluzione verrebbe da “ulivi ogm” su cui si starebbe già lavorando. Questa risposta potrebbe sembrare provocatoria; ma va detto che, nell’ambito di questa vicenda, non sono mancati i riferimenti agli interessi che, in tutto ciò, potrebbero avere, “multinazionali del crimine” come la Monsanto, “specialista”, appunto, in OGM.
APPROCCIO DISTRUTTIVO
Il piano di azione predisposto dalla Regione Puglia e confermato (anzi “accentuato”), come abbiamo visto, dalla Commissione Europea, prevede l’uso massiccio e continuativo di pesticidi su una vastissima area del Salento, che corrisponderebbe a quasi 1000 km e la eradicazione di migliaia di piante d’olivo. Parliamo anche di olivi secolari e millenari. Lo scenario che tutto questo prefigurerebbe è assolutamente sconvolgente. Circa un milione di cittadini si troverebbero a vivere in un ambiente profondamente avvelenato. Tra i pesticidi proposti dalla determinazione regionale, ce ne sarebbero alcuni, come il dimetoato, considerati particolarmente dannosi anche per le piante di ulivo che si vorrebbero “curare”.
Ma sono i pesticidi in quanto tali ad essere altamente problematici. Essi sono da tempo accusati di contaminare la catena alimentare e le falde acquifere. Ed esistono innumerevoli pubblicazioni scientifiche circa l’incidenza dei pesticidi anche riguardo a patologie gravi: cancro, parkinson, alzheimer, disturbi endocrini, sterlità di coppia, malformazoni congenite, neoplasie infantili in drammatico aumento, sindrome da ipersensibilità chimimica multipla, allergie gravi, ed ogni altro genere di problematica di salute.
Inoltre, la Puglia è una delle regioni che presentano il più alto utilizzo di pesticidi.In una suo rapporto, La Lega italiana nella lotta contro i tumori ha dichiarato:
“La provincia di Lecce detiene primati negativi in fatto di incidenza di malattia oncologica e di consumo di pesticidi: inondare le campagne e le colture di fitofarmaci è la condanna certa dei luoghi e degli organismi viventi”.
Il mega trattamento chimico previsto rischia di essere molto più devastante per il territorio e per le persone che lo abitano di questa patologia che colpisce gli ulivi.
Le misure distruttive previste sarebbero, inoltre, un colpo mortale per l’economia agricola e turistica pugliese, e sconvolgerebbero il paesaggio di un territorio, che ha nei suoi ulivi l’elemento più caratteristico. Questo ultimo aspetto si collega a ciò che dice il dott. Franco Trinca, quando parla anche di “ripercussione psicologica” che “produrrà, con tutta verosimiglianza nella popolazione salentina, il trauma collettivo della perdita di quella componente della sicurezza personale derivante da una percezione di lesione irrecuperabile dell’integrità dal proprio territoro (analogabile ad un vero e proprio lutto familiare collettivo); metaforicamente e a livello subliminale e affettivo, descrivibile come la perdita delle proprie radici di cultura, tradizioni, identità di popolo, ecc., quindi paragonabile al concetto di “sradicamento” esistenziale associato all’eradicazione dei propri amati e simbolicamente sacri olivi mediterranei”.
ALTRI APPROCCI CURATIVI
E’ possibile seguire altre strade per affrontare il problema dell’essiccamento, strade “umane”.
Ivano Gioffrida ha adottato una terapia ispirata a principi di agricoltura organica rigenerativa. Olivi che da un anno erano rinsecchiti –e quindi dati per “morti e sepolti” sono “rinati”, ritornando vivi e vitali; e la malattia non si è più ripresentata. Parliamo di circa 500 ulivi. 500 ulivi che invece di essere eradicati, sono stati “ripristinati” con modalità biologiche. E, sulla scia di questi fruttuosi esperimenti, più di 200 agricoltori, di diverse regioni d’Italia hanno cominciato a seguire queste pratiche; anch’essi con esiti molto positivi.
Questo approccio terapeutico considera la xylella un problema non in sé e per sé, ma alla stato vitale della pianta. La Xylella sarebbe innocua per gli ulivi. Ma questo fino a quando la pianta non subisce forti stress chimici, idrici, o fisici. Nel momento in cui funghi attaccano gli ulivi, la loro condizione di salute peggiora, e questo permette alla xylella di manifestarsi.
L’idea alla base dell’approccio curativo di Gioffrida è “semplicemente”.. quella di curare i funghi. Abbiamo indicato prima come quello che non sembra mai mancare negli ulivi essiccati non è la xylella, ma i funghi. Curati i funghi, la xylella si riaddormenta. Questa impostazione fa emergere ancora di più la follia di volere affrontare questo problema con un approccio distruttivo incentrato sulla xylella, quando il problema-base sono i funghi.
Queste pratiche curative non sono state accolte con interesse e attenzione da parte di tutti. C’è stata anche molta derisione, e attacchi violenti da parte di chi non riesce nemmeno a “credere” che ci possano essere altre strade e descrive gli approcci come quelli di Gioffrida come “ciarlatanerie” da “santoni”.
“Quando mi chiamano santone, offendono i nostri nonni, i vostri nonni, perché non faccio niente di meno di quello che facevano loro”, ha ribattuto Gioffrida a questi attacchi.
Come spesso avviene anche in casi analoghi, chi fa critiche liquidatorie non va, praticamente mai, a controllare di persona, a confrontarsi di persona, ad approfondire a mente libera fino in fondo una questione. Difende a priori uno schema. Il che è l’esatto contrario dell’onestà intellettuale.
I risultati benefici dell’approccio curativo portato avanti da Gioffrida sono stati documentat con foto, video e altro materiale. Documentazione che l’associazione Peacelink –che agisce anche per conto del Comitato Spazi Popolari- ha portato presso la Commissione europea per cercare di fare venire meno le intenzioni criminali che la Commissione Europea ha avuto finora; che sono in perfetta sintonia con le decisioni della Regione Puglia. Peacelink dice con chiarezza come la strage degli alberi e l’uso massiccio di pesticidi non solo sono estremamente dannosi per l’ambiente, l’agricoltura e il paesaggio del Salento, ma sono anche inefficaci nei confronti della Xylella e a fermare il disseccamento rapido degli ulivi.
Peacelink sottolinea come nonostante la Xylella sia apparsa nel 2013, non sono ancora stati effettuati test di patogenicità affidabili, o se lo sono stati non sono mai stati resi pubblici.
“La Commissione europea – scrive l’Ong al commissario Andriukaitis – rischia di condannare a morte l’intero ecosistema della Puglia sulla base di risultati di test che non hanno neanche accertato la patogenicità della Xylella in quegli alberi. I test effettuati dalle autorità italiane sono stati affrettati, parziali e inconcludenti”.
Peacelink , sulla base dell’approccio curativo di Gioffrida e degli altri agricoltori che lohano seguito e richiamandosi a quattro diversi studi del Dipartimento di Agronomia dell’Università di Foggia, sostiene come molto attendibile che il disseccamento rapido sia provocato soprattutto dall’aggressione di alcune specie di funghi, insieme ai danni provocati dalle larve di una falena (il Rodilegno giallo), che debilitano le piante e ne indeboliscono le difese. A quel punto la xylella sarebbe in grado di farsi strada; anche se questo non avviene sempre. Quindi, Peacelink ha fatto propria quella impostazione per la quale il batterio della xylella non sarebbe in grado di attaccare piante in salute, ma solo piante già malate.
Un altro approccio sperimentale terapeutico di cui si è meno parlato è quello del dottor Reinò. Esso si basa sulla cosiddetta “acqua informatizzata”. Si tratta di una sua invenzione e si baserebbe su studi che conduce da anni; studi relativi ai sustrati energetici della biologia e alla possibilità di interagire con informazioni adeguate all’interno dei meccanismi biologici. “Possiamo dire che l’acqua media un linguaggio –dice il dottor Reinò- In questo caso alle piante è stato trasferito un codice di resistenza alle malattie che le piante hanno poi ovviamente riconosciuto e replicato alle altre piante. Quando viene iniettata l’acqua informatizzata, si immettono dei segnali, delle frequenze, è come se la pianta si risvegliasse.”
Il dottor Reinò ha applicato la sua metodica tramite iniezioni intra-xilematiche all’interno di alcuni alberi, che sono stati chiamati “alberi-pilota”. Più specificatamente si è trattato di venti alberi nella zona di Torre Chianca di Lecce. Dopo cinque mesi dal trattamento, in un sopralluogo, nel quale era presente anche l’assessore regionale Nardoni e il proprietario dell’uliveto, è stata notata una ripresa totale degli ulivi trattati. Successivamente a questo sopralluogo, nessuno ha pi ricontattato il dottor Reinò.
INTERESSI SPORCHI?
Chi potrebbe avere interesse a che il piano distruttivo portato avanti da Regione Puglia e Comunità Europea venga portato avanti?
Molti pongono l’attenzione sui grandi guadagni che avrebbero coloro che segretamente puntano ad ottenere una valanga di fondi comunitari per finanziare l’eradicazione degli ulivi, ed, in tal modo, “predisporre”, ettari ed ettari di terreno per cementificazioni di ogni genere, a partire dalla realizzazione di giganteschi villaggi turistici. Come ha detto Raffaele Vescera “Nel Salento, terra ad altissima vocazione turistica, gli uliveti valgono più da morti che da vivi. Far posto agli ulivi con un villaggio turistico o un campo da golf, e bruciare i loro tronchi nelle centrali a biomasse è più redditizio. Sarà per questo che l’allarme Xylella è partito dal Salento?”
I maggiori interessi potrebbero essere quelli della multinazionali che da una parte fornirebbero gli enormi quantitativi di pesticidi richiesti per “trattare” il territorio, dall’altro fornirebbero nuove piante di ulivo, magari ogm.
Esistono anche dubbi sul fatto che la malattia in questione possa essere stata indotta. La Procura di Lecce ha aperto una inchiesta; e nell’ultimo rapporto sulle Agromafie, realizzato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, il primo capitolo ha come titolo “Lo strano caso della Xylella fastidiosa”. In questo capitolo ci si chiede come sia arrivata xylella nel Salento e a chi possa convenire.
Il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara ha parlato di “ una vicenda unica. Per i suoi contorni e implicazioni, non ha eguali. Che Xylella sia stata importata è un fatto, come pure che in questa storia paiono esserci tutti i presupposti di una guerra chimica o batteriologica”
Tra l’altro il dna del batterio è stato per la prima volta sequenziato nel 2002 nell’ambito di un progetto di ricerca che ha dato vita alla società Alellyx; anagramma della parola xylella. Questa società è stata acquistata nel 2008 dalla Monsanto, specializzata in semi transgenici. La Monsanto ha per caso fiutato l’affare per futuri colossali profitti?
Fermo restando che, come si è visto, il problema non è la xylella in sé, ma la presenza di funghi che vanno a manifestarsi su piante di ulivo che risentono di un ambiente fortemente intossicato, nel corso dei decenni, da un eccessivo utilizzo della chimica.
Alla luce di quanto finora abbiamo visto, possiamo porre alcuni punti di sintesi:
-Gli olivi colpiti dalla malattia dell’essiccamento presentano tutta una serie di problematiche, tra cui la presenza del batterio xylella è solo uno. La xylella, inoltre non è sempre presente negli olivi colpiti da essiccamento; mentre sono praticamente sempre presenti i funghi. La comparsa di questi funghi è, a sua volta, collegata, al grave strado di debilitazione ambientale di una buona parte del territorio agricolo pugliese dopo l’abbondante utilizzo della chimica in questi decenti.
-Nonostante quanto indicato nel punto precedente, la xylella è stata, fin dall’inizio, indicata dalla Regione Puglia e dall’Unione Europea come unico vero elemento distruttivo in gioco.
-Il tutto viene accompagnato da una strategia comunicativa incentrata sul “panico da batterio”; presumibilmente volto a favorire la percezione di un senso di urgenza di intervento, al fine di evitare il “contagio”.
-Il piano regionale e comunitario prevedere, per la zona del Salento, eradicazione di migliaia e migliaia di alberi e l’irrorazione massiccia di pesticidi. Ma sono proprio i pesticidi ad essere, da molti, messi sotto accusa come causa principale del verificarsi del fenomeno dell’essiccamento
-L’agricoltore biologico Ivano Gioffrida è riuscito a ripristinare la vita in circa 500 olivi, utilizzando metodi naturali. Il dottore Salvatore Reinò ha avuto positivi risultati su 20 olivi utilizzando la tecnica dell’ “acqua informatizzata. Questi approcci curativi non sono stati ritenuti particolarmente interessanti dalle istituzioni pugliesi.
-Nel 2008 la Monsanto ha acquisito la socità Alexys, la cui attività è incentrata sullo studio di questo fenomeno.
Un primo stop alla eradicazione degli ulivi è arrivato dal Tar di Lecce il 28 marzo . Il Tar di Lecce ha stabilito la sospensione delle procedure di abbattimento, accogliendo il ricorso cautelare depositato dagli avvocati del proprietario di un fondo in cui erano stati individuati alberi considerati malati. Il 9 aprile è prevista la discussione del ricorso.
Domenica 29 marzo, in piazza Sant’Oronzo, a Lecce c’è stata una grande manifestazione a cui hanno partecipato migliaia di cittadini provenienti da tutta la Puglia.
“Non siamo disponibili ad accettare che in nome di una presunta emergenza vengano distrutti il nostro territorio, il nostro paesaggio, la nostra salute e la nostra stessa identità –hanno detto gli organizzatori della manifestazione. Vogliamo chiarezza e vogliamo proporre alternative possibili per contenere il disseccamento e per non aggiungere ulteriori danni alla nostra salute già gravemente compromessa dal costante aumento, negli ultimi 20 anni, di tumori legati all’inquinamento ambientale. Vogliamo l’applicazione del principio di precauzione previsto dal Trattato europeo, e per questo facciamo appello alle intelligenze di decisori politici, scienziati, associazioni di categoria, perché si arresti per tempo quella che riteniamo una sciagura ambientale e sanitaria senza precedenti per il nostro territorio”.
Voglio concludere con una liricamene intensa dichiarazione di Tina Minerva:
“Gli olivi sono la nostra foresta. L’unico polmone verde di questa terra a tutti nota come Salento; l’unico filtro di un’aria già satura di veleni che vengono dai cementifici, dalle centrali a carbone, dalle acciaierie . Senza di loro, questa terra priva di corsi d’acqua superficiali, sarebbe già un deserto. Sono la nostra storia, i nostri avi, nella loro linfa scorre il sudore dei nostri nonni, le fatiche per coltivarli, l’amore che ce li ha tramandati. Dai loro frutti scorre la nostra economia, il condimento principale della dieta mediterranea. Vogliono eradicarne 30 mila e al contempo, farci perire sotto fuoco chimico con le promesse di miseri risarcimenti. Quanto vale la vita dei vostri figli e delle persone che amate? La svenderete o sarete pronti a lottare contro i giganti per permettergli un’esistenza dignitosa? Non lasciamoci calpestare. Senza gli ulivi non siamo niente. Ogni ulivo estirpato non potrà più essere ripiantumato, così come le querce, i lecci,le acacie, gli oleandri,i mandorli , gli albicocchi, i peschi, i ciliegi….. Se ci avveleniamo, nessuno vorrà avere rapporti con questo territorio e noi, in men che non si dica, avremo la sanità completamente al collasso, saremo noi stessi mutazioni genetiche vaganti. La storia del Salento non è divisibile, asportabile,eradicabile nelle sue peculiari caratteristiche. Il disseccamento ci ha aperto gli occhi su un disamore che ha portato al malanno. Il Salento non è un territorio che può essere preso e manipolato a proprio piacimento. Per decenni lo abbiamo permesso svendendo ed abbandonando; le terre, per molti, erano solo un peso da non voler gestire, ma da monetizzare al peggior prezzo, immediato e facile. L’ultimatum sta per scadere, tra 7 giorni potrebbero iniziare gli espianti massicci ed irreversibili annunciati solo qualche giorno fa. Ognuno di noi ritorni a curare ed a difendere ogni pezzettino di terra, così come si lotterebbe per la vita dei propri figli e delle persone che amiamo. Tutta la provincia di Lecce è considerata zona infetta, dunque nessuno si senta escluso nel suo orticello felice, perchè se verrà applicata la determina dirigenziale, non esisterà quell’orticello. Sentiamoci per una volta figli di questo territorio e fratelli.”